Anno: 2014

  • Piccola guida sulla scelta della migliore assicurazione online per la moto storica

    Piccola guida sulla scelta della migliore assicurazione online per la moto storica

    Il fascino delle moto d’epoca è talvolta impareggiabile, poiché unisce la passione per le due ruote al culto dell’oggetto in quanto espressione artistica di un determinato periodo storico. Dalle celeberrime sidecar alle Benelli, dalle Cagiva alle Triumph, passando per i modelli meno recenti di Harley Davidson: sono queste le moto che hanno fatto la storia, quelle che regalano emozioni soltanto nel vederle sfrecciare tra le strade della città. Ovviamente nella categoria delle moto d’epoca non rientrano tutti i modelli prodotti nel corso della storia, ma soltanto alcuni che sono stati catalogati come tali per specifiche ragioni, la cui lista viene stilata dalla Federazione Motociclistica Italiana. Vengono considerati come tali anche i mezzi iscritti all’Asi, acronimo di Automotoclub Storico Italiano.

    I benefici che si possono ottenere da proprietario di un mezzo di questa tipologia sono molteplici, come ad esempio i bassissimi costi di assicurazione, specie se la scelta cade su una polizza online: oggigiorno infatti è possibile consultare le migliori offerte in ambito assicurativo per il proprio veicolo storico direttamente in internet, in pochi e semplici click, consultando i siti specializzati nella vendita di tali polizze. Negli ultimi tempi il mondo delle assicurazioni ha subito profondi mutamenti proprio grazie alla loro diffusione: consultare quindi questi portali specializzati nel confronto della migliore assicurazione per la propria moto storica è di grande aiuto all’utente che, in pochi e semplici passaggi può scegliere il prodotto più vantaggioso e adatto alle proprie esigenze.

    Grazie alla rete la competitività è aumentata esponenzialmente ed è conseguentemente aumentata la possibilità di risparmiare e scegliere una polizza su misura che soddisfa a pieno le esigenze di qualsiasi tipologia di utente. Le assicurazioni online si rivelano funzionali anche in termini di risparmio di tempo, non solo di denaro. Non sarà più necessario recarsi di persona presso la sede della compagnia assicurativa, ma saranno sufficienti pochi minuti e una buona dose di attenzione per operare la scelta migliore ed usufruire dei vantaggi presenti tra le numerose offerte online. Oltre alla convenienza dei costi di assicurazione, bisogna ricordare che per quanto concerne i veicoli d’epoca non è previsto nemmeno il pagamento del bollo statale e nel contratto assicurativo è compresa di base la guida libera, senza vincoli specifici inerenti all’intestatario del mezzo.

    L’unica imposta fissa riguarda la tassa di circolazione, che avrà la validità di un anno a prescindere dal mese in cui la si paga. I costi di una polizza per un veicolo di interesse storico possono essere inferiori a quelli di una normale aliquota assicurativa di circa il 70%. Per sapere se il proprio veicolo rientra nella lista dei “prescelti” è sufficiente dare uno sguardo al catalogo della FMI e verificare la corrispondenza con il modello posseduto. Negli ultimi tempi però, grazie all’avvicendamento di Sticchi Damiani alla presidenza dell’Aci, sono sorte nuove proposte riguardo i criteri di classificazione dei veicoli d’epoca.

     Oltre alla presenza nella lista redatta dall’ente stesso o dalla FMI come riportato sopra, potrebbero essere classificati come mezzi di interesse storico tutti quelli aventi più di quarant’anni d’età. Questa proposta ha sicuramente fatto storcere il naso sia ai più attenti che agli assicuratori: infatti se così fosse molti mezzi di scarso interesse culturale sarebbero posti sullo stesso livello dei veicoli d’epoca. Ma, mentre nella maggior parte dei casi il mezzo storico gode di un’attenzione ed una cura da parte del proprietario che sovente raggiunge la maniacalità, lo stesso non si può dire di un qualsiasi veicolo datato. Quest’ultimo potrebbe semplicemente inquinare in modo maggiore ed essere sconveniente per una compagnia assicurativa in quanto meno sicuro di quelli di recente produzione. Per ora la questione rimane aperta, di certo allo stato attuale delle cose questa soluzione rimane piuttosto ambigua, se non addirittura semplicistica.

  • Batteria e Problemi di energia al GS

    Condivido con voi quanto mi è successo negli ultimi 8 giorni, convito che possa tornare utile ad accrescere la conoscenza e anche il caos di chi ipotizza cause di fermo della propria moto. Quanto vi sto per raccontare, ha trovato una fine nella giornata di oggi. Fatta questa premessa, concentriamoci sul racconto vero e proprio.

    Il giorno 14 gennaio ero in strada quando, dopo circa 30 minuti di tragitto, il quadro strumenti si spegne e il motore rimane acceso. Essendo in testa ad una colonna di macchine ed essendo quasi verde, decido di darmi una spinta e portare la moto al margine della strada. Dopo di che, convinto che fosse un problema temporaneo, giro la chiave spegnendo tutto e provo una nuova messa in moto. Il motore non parte. Al suo posto un ticchettio che comincia a diventare, ad ogni prova, sempre più sommesso e impercettibile. Il risultato? Carro attrezzi e una passeggiata verso casa. BMW mi contatta il giorno dopo dicendomi che la batteria, che avevo sostituito con quella al litio, era a terra e che probabilmente era la causa del problema in quanto malfunzionante. Dai test diagnostici, infatti, non risultava alcuna dispersione nè alcuna anomalia se non una sottotensione del gruppo energetico proveniente dalla batteria. Come molti di voi sapranno, la batteria non è in garanzia e il cambio con l’originale BMW, unito ad un’ora di diagnosi e manodopera, mi ha richiesto il modesto importo (sono ironico) di 226 euro.

    Attraverso Roma, vado a prendere la moto, salgo in sella e torno a casa. A cinque metri dalla rampa del garage, il quadro strumenti si spegne. Immediatamente chiamo l’officina e poi indovinate un po? Il carro attrezzi. La vettura arriva dopo 2 ore e 10 minuti, passate al fresco. Al telefono una persona, di cui non faccio il nome per privacy, con cordialità mi espone che non devo preoccuparmi di nulla e che farà il possibile per risolvere il problema al più presto. Temeva, tuttavia, che potesse trattarsi di un falso contatto nel blocchetto di accensione: problematica nota e molto rara. Questa mattina ricevo una chiamata dalla BMW. Niente problematica del blocchetto di accensione ma alternatore e generatore fusi e cotti. Risultato: quasi 1.000 euro di spesa assorbiti dalla splendida garanzia. Speriamo che il problema sia risolto e ora, passiamo ad una più dettagliata descrizione del problema.

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    All’accensione, a parte il ticchettio del tentativo di accensione, ho notato che il quadro non manteneva l’accensione. Il contagiri ed il tachimetro fermavano la loro corsa ad ogni ticchettio. Fari, stop e frecce funzionavano alla perfezione. Vi ho inserito la scheda rilasciatami da BMW.

  • SW-MOTECH TRAX: presentazione delle borse interne

    Oggi vi parlo delle borse interne della TRAX. In sostanza si tratta di borse semirigide da inserire nelle valigie di alluminio laterali. Queste borse, con una forma ben precisa, consentono di sfruttare al massimo la capienza delle valigie. Le misure rispecchiano quelle dei contenitori e quindi esistono da 37 e 45 litri.

    Le valigie si presentano come due borse porta computer, con una comoda tracolla per facilitare il trasporto senza dover sganciare i contenitori di alluminio. La forma permette l’impiego anche su altri tipi di valigia e questo ne facilita il riuso. Il materiale con cui sono costruite è il Nylon 600D che garantisce una grande resistenza. Come accessorio complementare, la SWMotech mette a disposizione anche una borsa stagna in cui infilare quella da tracolla ma, personalmente, non ho mai avuto modo di provarla. Per meglio commentare questo articolo, ho deciso di scattare delle foto alla mia personale fornitura, che trovate in calce all’articolo. Nel frattempo, per farvi capire come “calzano”, vi aggiungo anche questa immagine proveniente dalla rete. La comodità e la praticità sono indiscusse anche se, come notate dall’immagine, lo spazio di tolleranza è veramente poco ma è normale.

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    Vi lascio quindi alla galleria fotografica in modo che possiate trovare maggiori risposte direttamente osservando i dettagli delle valigie.

  • SW-MOTECH TRAX: presentazione della borsa aggiuntiva per bauletti in alluminio

    SW-MOTECH TRAX: presentazione della borsa aggiuntiva per bauletti in alluminio

    Tra gli accessori che ho ordinato ve ne è uno che sicuramente ha fatto discutere: la borsa aggiuntiva da applicare sopra i bauletti in alluminio Trax. Questa aggiunta, dalle misure di 43cm x 22cm x 12cm/18cm, contiene dagli 8 ai 14 litri poiché è dotata di una membrana interna che ne consente l’espansione. L’aggancio ai bauletti laterali Trax avviene mediante strisce di velcro e l’aggiunta è applicabile indistintamente sia sulla valigia da 37 litri che sulla sorella maggiore da 45. Anch’essa è fatta in Nylon D600 ed è dotata di una cuffia interna da estrarre nelle giornate di pioggia per garantire la corretta impermeabilità all’acqua. A questo punto non mi resta altro che lasciarvi alle foto, raccomandandovi di utilizzare un lucchetto per evitarne l’apertura.

  • GIVI: presentazione della borsa WP400

    GIVI: presentazione della borsa WP400

    Tra i vari accessori, dopo aver presentato molto tempo fa un prodotto simile in un altro articolo, ho ordinato anche la WP400 di GIVI. Si tratta di un borsone da 40 litri, 100% impermeabile in TPU (thermoplastic polyurethane) elettrosaldato con chiusura ad avvolgimento. Il materiale è particolarmente leggero, resistente alle temperature +70° – 45° e alle abrasioni, riciclabile e atossico. Dotato di agganci con due elastici tubolari per il fissaggio alla moto, inserti riflettenti per una maggiore visibilità e maniglie con inserto imbottito e tracolla staccabile. Il prodotto GIVI, di cui ho il “fratello minore” si presenta in modo meraviglioso. Effettivamente è molto capiente e resistente, risponde perfettamente all’esigenza del viaggiatore singolo (poiché la borsa andrebbe poggiata sulla parte posteriore della sella), e consente di trasportare un volume di vestiario (o altro) veramente consistente. L’enorme vantaggio di queste valigie è l’effettiva resistenza. La sensazione al tatto è di toccare lo stesso materiale dei gommoni. Le cinghie, come noterete dalle foto, hanno dei passanti in cui è possibile inserire gli elastici blocca bagagli o le rokstrap (che io personalmente raccomando). Questo assicura di viaggiare ancora più sicuri, senza avere il rischio di perdersi qualcosa per strada. Vi ricordo che di questo prodotto, la GIVI mette a disposizione anche un fratello maggiore da 80 litri! A questo punto non mi resta altro che affidarvi alle foto che ho scattato nella speranza che vi siano utili nella scelta. Auguro a tutti voi una buona strada!

  • Roma: La Polizia Roma Capitale prova lo Street Control

    Circa 53 minuti fa, il Comandante della Polizia Roma Capitale Raffaele Clemente (@raffaeleclement), ha pubblicato il seguente stato su Twitter “Stiamo provando lo street control”. Come molti di voi sapranno la Polizia Roma Capitale (PRC) ha avviato, da ormai qualche mese, un’iniziativa di collaborazione con i cittadini. Ogni cittadino può liberamente inviare via twitter una segnalazione in cui avverte la presenza di veicoli in divieto. La centrale analizza le informazioni, invia una pattuaglia e procede alla multa, alla rimozione o al bloccaggio con ganasce. Ogni sera, Clemente, invia via twitter alcuni dei risultati ottenuti. Ma che cosa è lo Street Control, per maggiore chiarezza trascrivo il contenuto di un articolo riportato qui:

    Il dispositivo elettronico legge la targa e scatta due fotografie all’auto in doppia fila: una per la targa e una all’abitacolo, per registrare che effettivamente a bordo del veicolo non vi sia nessuno. Una volta rientrato in ufficio l’agente formalizza le infrazioni e quindi le invia direttamente al sistema informatico per l’accertamento della proprietà e l’invio della multa a casa. In questo modo si riducono i possibili errori e i tempi di notifica del verbale. La Polizia Locale lascia sulle auto a cui verrà rilevata l’infrazione un avviso in cui si informa il possessore del mezzo che ha preso una multa per sosta irregolare. Un sistema analogo, ma tecnologicamente meno evoluto è già utilizzato anche a Bologna. Un disegno di legge è stato depositato alla Camera, e già approvato dal Senato, in cui i tempi previsti per la notifica si ridurrebbero da 150 giorni a 60 giorni. A notifica ricevuta i possessori dei veicoli possono consultare il “servizio multa semplice” presente sul sito del Comune di Milano in cui sarà presente la foto del veicolo, il giorno e l’ora in cui ha commesso l’infrazione. Street control è anche sicurezza: il dispositivo sarà impiegato anche per il riconoscimento di auto sospette e per riprendere eventuali situazioni di pericolo. Street Control sarà installato per primo sulle auto del Servizio Radio Mobile e inizialmente verrà utilizzato da un gruppo di 12 agenti selezionati.

    Chiaramente l’intervento si attua nell’ottica di ottimizzare le risorse a disposizione della PRC, unitamente alla certezza della contravvenzione. Un ulteriore strumento di cui molti comuni si sono dotati (sia grandi che di piccole dimensioni, tra cui il Comune di Tuscania). Molti portali, non ultimo il portale Automobilista.it, sostiene che sia opportuno ricorrere in giudizio poichè le multe fatte con lo street control sarebbero irregolari se non seguite dalla rimozione vera e propria ma, spesso, la rimozione non ci sarebbe. Ecco uno stralcio dell’articolo:

    3) Se il Comune ti dà la multa, deve anche rimuovere l’auto, che è un ostacolo alla circolazione. Poche storie: l’articolo 159 del Codice della strada impone di rimuoverlo. Niente rimozione? Omissione di atti di ufficio da parte del Comune. Ecco la Legge: “Gli organi di polizia, di cui all’art. 12, dispongono la rimozione dei veicoli: a) nelle strade e nei tratti di esse in cui con ordinanza dell’ente proprietario della strada sia stabilito che la sosta dei veicoli costituisce grave intralcio o pericolo per la circolazione stradale e il segnale di divieto di sosta sia integrato dall’apposito pannello aggiuntivo; b) nei casi di cui agli articoli 157, comma 4 e 158, commi 1, 2 e 3; c) in tutti gli altri casi in cui la sosta sia vietata e costituisca pericolo o grave intralcio alla circolazione; d) quando il veicolo sia lasciato in sosta in violazione alle disposizioni emanate dall’ente proprietario della strada per motivi di manutenzione o pulizia delle strade e del relativo arredo”.

    4) Se il Comune non rimuove l’auto, o se almeno non prova di aver fatto il necessario per rimuoverla, la multa è assolutamente nulla.

    Tuttavia il discorso potrebbe non essere comunque così semplice. Lo street control, che a Bari fu impiegato nel 2011, fu immediatamente sospeso a causa di un malfunzionamento di tre apparati (costati 15.000 euro). Nel 2012 sicurauto aveva pubblicato in un articolo, uno stralcio del Ministero dei Trasporti in cui si leggeva:

    I sistemi di videosorveglianza, mentre possono essere idonei a dimostrare l’avvenuta violazione, non risultano tuttavia idonei a dimostrare l’assenza del trasgressore e del proprietario del veicolo, circostanza che può essere accertata solo dall’intervento diretto degli organi di Polizia stradale, e pertanto non risulterebbe giustificata la contestazione non immediata

    Cosa è cambiato? Essenzialmente nulla, forse, o forse sì se tenessimo in considerazione che lo scatta una foto anche all’abitacolo per dimostrare che  è vuoto. È sufficiente? Staremo a vedere nei prossimi mesi.

  • Sicurezza e Moto: il kit di pronto soccorso

    Sicurezza e Moto: il kit di pronto soccorso

    Più volte all’interno di questo blog, abbiamo fatto riferimento alla sicurezza. Abbiamo affrontato il tema della sicurezza alla guida, dando semplici consigli ai piloti. Abbiamo trattato la sicurezza degli abiti tecnici, offrendo articoli, recensioni e interviste. Oggi parliamo dell’aspetto più critico: gli incidenti.La sicurezza, durante un sinistro, è qualcosa che, generalmente, affidiamo a terzi. C’è la polizia che cura gli aspetti legati alla viabilità e al sinistro. L’assicurazione cura l’aspetto economico. L’ospedale cura la salute e il vostro recupero. Ma se l’ospedale non ci fosse? Non così velocemente come credete…

    Molti piloti sono all’oscuro che per viaggiare in Austria e Germania, è OBBLIGATORIO avere a bordo della moto un kit di primo soccorso. Lo sanno bene molti enduristi che, sperimentando cadute lontano dai centri abitati, si sono dovuti rimboccare le maniche e risalire in sella fino a quando l’adrenalina copriva dolore e lucidità. Tuttavia, benché speriamo tutti che non capiti mai, l’adrenalina e la fortuna non bastano. A volte, purtroppo, ci si fa male e non sempre si riesce a chiamare l’ambulanza con facilità. In questi casi, quindi, è opportuno avere sulla propria moto uno di questi kit in modo da prestare il giusto soccorso sia a se stessi che, eventualmente, al passeggero.

    Cominciamo con il dire che questi kit non superano quasi mai i 20 euro. Cifra più che abbordabile, considerata la dotazione e il vantaggio che ne deriva. Ma vediamo le caratteristiche ed il contenuto. Per prima cosa assicuratevi che il kit sia omologato DIN 13167 . A differenza di molti siti (quasi tutti a dire il vero), cerchiamo di fare chiarezza su questa sigla. DIN sta per Deutsches Institut Fur Normung ed è un istituto che si occupa della definizione di standard. Lo standard 13167 è specifico per la sicurezza dei motociclisti. Esiste, tra l’altro, una recentissima versione del testo marcata gennaio 2014 che, al momento della scrittura dell’articolo, è disponibile solo in lingua tedesca. In alternativa ci sono edizioni anche inglesi. Per darvi un’idea di come è composto il documento, il sito mette a disposizione degli indici consultabili (questo è quello della versione 2013). I documenti, infatti, sono a pagamento!  L’omologazione è fondamentale per garantire che vi siano tutti gli strumenti più idonei al primo soccorso “motociclistico” e generalmente all’interno del kit si trovano:

    1. Rocchetto cerotto 5mm x 2,5 cm (x1): il cerotto a rocchetto consente una migliore prestazione poichè non è legato ad una forma geometrica limitata. È (perdonate il parallelismo) una sorta di rotolo di carta igienica adesiva, ovviamente di dimensioni veramente ridotte. È più semplice da applicare.
    2. Fasciature adesive 10 cm x 6 cm (x8): la fasciatura adesiva consente di mantenere la trazione grazie al leggero potere aderente. In tal modo non sarà necessario applicare fermi metallici o cerotti speciali per fermare la garza.
    3. Bende – tampone sterili di misura media (x2):  i tamponi sono usati per assorbire i liquidi organici (come ad esempio il sangue) e garantire una migliore gestione delle ferite.
    4. Telo sterile TNT 60 cm x 80 cm (x1): il telo garantisce un isolamento dalla terra e quindi un campo più sicuro in cui riporre il ferito.
    5. Copertura isotermica oro/argento (x1): questo telo ha due funzioni diverse, una per lato. Il lato oro protegge dal freddo. Il lato argento protegge dal caldo.
    6. Paio di forbici taglia bendaggi (x1): necessarie per tagliare il cerotto a rocchetto ad esempio.
    7. Guanti in vinile (x4): per mantenere l’isolamento e la sterilità degli operanti.
    8. Manuale 1 soccorso (x1): per garantire il corretto intervento in caso di primo soccorso.

    Come forse noterete, però, all’interno di questa dotazione (presente nei kit in commercio) non compare alcun disinfettante. Per questo motivo, in molti kit, viene aggiunto anche del disinfettante, sotto forma di salviettine umidificate, un laccio emostatico (fondamentale quando i tagli profondi lacerano vene e arterie) e, alcuni, anche la protezione per la respirazione artificiale in modo che il soggetto che presta soccorso non entri a diretto contatto con l’incidentato. Il Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con l’ACI, ha realizzato un portale ormai noto ai viaggiatori: Viaggiare Sicuri che, per l’appunto, raccomanda di rispettare gli obblighi di paesi come l’Austria o la Germania, nell’avere dentro il proprio veicolo (moto incluse) il giubbotto giallo di sicurezza e il kit di primo soccorso.

    Vi raccomando di valutare con attenzione l’acquisto di questo kit (indipendentemente dal viaggio in questi paesi). Tenete presente che  la validità del kit è data da tre fattori:

    1) I prodotti all’interno non devono essere scaduti.

    2)Deve essere a chiusura ermetica.

    3)Deve esserci l’omologazione DIN 13167.

    Per chi vuole andare in questi paesi è giusto che sappia che, generalmente in prossimità del confine, questi kit si trovano in vendita anche negli autogrill.

  • Consigli per gli acquisti per i neo-motociclisti

    Ieri sera, durante la cena di Capodanno, una persona mi ha chiesto informazioni sulla giacca che abitualmente indosso per andare in ufficio. Da qui è nata una conversazione circa le modalità ottimali per scegliere gli indumenti tecnici. Ne avevamo già fatto cenno dentro altri articoli ma forse è giusto parlarne un po’ meglio. Io scelgo i vestiti in base a tre criteri:

    1)la necessità da rispettare.

    2)le informazioni tecniche sul prodotto.

    3)le recensioni degli utenti.

    La necessità da rispettare.

    Lavorando in completo, ad esempio, mi si è posta l’esigenza di proteggere l’abito dall’acqua, indipendentemente dalla dimensione della colonna d’acqua.  Essendo la giacca del completo abbastanza lunga, si poneva inoltre la necessità di trovare un cappotto da moto che unisse la funzionalità tecnica tipica degli abiti motociclistici, alla funzionalità di coprire/proteggere il completo.  Come molti di voi sapranno, le giace da moto differiscono per tipo di moto, il cappottino da moto sportiva (corto fino alla vita), spesso, differisce dalla giacca da moto turistica (lunga quasi a 3/4). Nonostante la moto sportiva (all’epoca guidavo quella) rivolsi la mia attenzione verso le giacche da moto turistica e, per garantire una corretta mobilità degli arti, scelsi misure molto superiori alla mia. Arrivai ad una XXXL poichè, sotto la giacca da moto, c’era la giacca del completo, la camicia, la cravatta e, nel caso dell’inverno, l’imbottitura. Scegliere una giacca troppo grande comporta uno scorretto allineamento tra protezioni e parti del corpo da proteggere ma, essendo molto vestito, sono riuscito a colmare questo problema.

    Le informazioni tecniche sul prodotto.

    All’inizio della mia “carriera motociclistica” acquistai un prodotto economico (ancora me lo ricordo). Era una giacca di una marca che vorrei evitare di menzionare. La giacca si presentava molto bene, piuttosto solida e, sull’etichetta, spiccavano due caratteristiche principali: il tessuto traspirante e l’impermeabilità. Appena messa, dopo circa 30 minuti, mi resi conto che il tessuto non era affatto traspirante. iniziai a sudare in punti dove, generalmente, una giacca di marca permette di avere realmente la maggiore areazione. Questo, per chi indossa giacca e cravatta, è un problema serio ma lo sarebbe per chiunque, credetemi sulla parola! Alla prima pioggia, inoltre, mentre tornavo a casa, cominciai a sentire acqua penetrare dalle braccia. Immaginate la sensazione, di indossare un completo anche piuttosto bello, e di essere ancora a 15 chilometri da casa. Praticamente siete nei guai e avete due alternative: cercare un riparo attendendo che spiova (che in inverno potrebbe significare aspettare anche due giorni), aumentare la velocità rischiando incidenti (cosa piuttosto inutile perché aumentare la velocità significa bagnarsi comunque). Risparmiare, quindi, non significa essere “furbi”. Gli abiti dei motociclisti sono abiti tecnici! Questo significa che una spesa economica corretta, vi proteggerà da impatti e intemperie e ve ne accorgerete solo “strada facendo”. Dopo quella giacca, infatti, comprai una giacca AlpineStars (che ancora adotto), in GoreTex. L’impiego del GoreTex è fantastico: una mano santa per la traspirazione del tessuto e la sua impermeabilità. L’acquisto, all’epoca, mi svenò economicamente (390 euro). La giacca è ancora lì, in perfetto stato di salute ed è tuttora una garanzia di affidabilità. La giacca economica (140 euro) è stata cambiata dopo due settimane. La giacca AlpineStars dura da 3 anni e viene indossata 5 giorni alla settimana. Comprenderete quindi quanto quelle 390 euro siano, oggi, una spesa più che sostenibile che, oltre a tutelarmi da incidenti, rappresentano una valida protezione contro la pioggia.

    Le recensioni degli utenti.

    Non mi stancherò mai di scriverlo. Esattamente come in montagna, in moto vince chi passa per “strade sicure” e quindi io invito sempre e costantemente a leggere e prendere contatto con utenti che hanno avuto la soddisfazione di esigenze come le vostre. I commenti sono la cartina di tornasole di quanto scritto nelle schede tecniche dei prodotti. Vi faccio un esempio. Una giacca molto resistente e traspirante potrebbe non essere comoda. Guidando per ore, è possibile che diventi la vostra peggiore nemica. Ecco quindi che una recensione può “salvare i vostri soldi” e garantire la soddisfazione del vostro obiettivo.

  • AGV: una delusione

    Premessa

    Quello che state per leggere è una cosa che mi è capitata direttamente qualche anno fa. Ero molto incerto se scrivere questo articolo ma, per dovere di cronaca, ritengo giusto scrivere quanto mi è accaduto e di come AGV ha trattato un suo cliente.

    Antefatto

    All’epoca indossavo uno splendido RS1 Marushin, un casco in carbonio da 1,100 Kg. A causa di un incidente il casco aveva riportato una lesione nella zona occipitale (posteriore) della calotta. Come vuole la prassi (ragazzi è importante questa cosa), ho cambiato immediatamente il casco e, rivolsi la mia attenzione a quelli che avevano il punteggio più alto al test Sharp (ne abbiamo parlato qui). Scelsi così un casco AGV T-2 per tre motivi:

    1. È prodotto da una ditta italiana!
    2. Il punteggio era pieno.
    3. Il rapporto qualità/prezzo/estetica era estremamente invitante.

    Essendo un casco professionale, era comunque molto elevato come prezzo ma, per la propria sicurezza si sa, non si bada a spese.

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    Il problema

    Dopo pochi mesi dall’impiego del casco, il tessuto di alcune zone interne, iniziò a logorarsi e a spaccarsi. La fibia di aggancio (con la classica doppia D), iniziò a “sfibrarsi” e ad “aprirsi”. Ovviamente, per quel prezzo e, paragonandolo al Marushin, rimasi allibito e scrissi una mail alla AGV. Il risultato fu…nessuna risposta! La mail, che non conteneva minacce, parolacce, insulti ma un tono abbastanza sostenuto di lamentela, non ebbe alcun seguito nonostante fosse corredata di foto che testimoniassero lo stato in cui verteva il casco. Foto che, per trasparenza verso di voi, ho deciso di allegare all’articolo.

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    Come potete constatare voi stessi dalle due foto, il primo danno (apparentemente causato dal logoramento del tessuto) è più serio del secondo che, a pochi mesi di distanza dall’acquisto, ha iniziato a proporsi sotto forma di sbilanciamento. Il costo del casco, che si aggirava intorno ai 200 euro, non giustificava il silenzio di AGV. Nessuno, infatti, si aspetta che il prodotto sia perfetto. Può capitare un prodotto affetto da problemi. Ma nessun produttore dovrebbe permettersi, davanti ad una mail di reclamo, di ignorare tale comunicazione. Il risultato? Giudicate voi, per me AGV è una delusione e, state tranquilli, che non acquisterò più loro prodotti perché, sinceramente, non mi piace l’idea di essere abbandonato  dopo l’acquisto.