ITALIA-SVIZZERA: GIORNO 03 – Creux du Van e Friburgo

Oggi è stata una giornata difficile. Non è stato per il numero dei chilometri quanto per il fatto che abbiamo toccato solo strade interne e guidare con passeggero e bagagli su strade di montagna non è rilassante. Però…ragazzi non potete capire cosa abbiamo visto.

Dire che la giornata di oggi è stata meravigliosa non rende l’idea, credetemi. In sostanza è successo che siamo partiti presto, prima del previsto e ci siamo ritrovati immersi in vigneti e stradine strettissime. Chiunque ha progettato il percorso che abbiamo usato (che proviene dall’Ufficio del Turismo Svizzero) dovrebbe ricevere un premio. Abbiamo lasciato Losanna inoltrandoci in campagne e piccoli paesini che fanno il verso a Cabot Cove della signora Fletcher. Un tripudio di violette alle finestre. La chiesetta locale, con tanto di campanile bianco dal puntale nero, svettava rigoroso ed elegante su una vallata che circondava le trenta casette silenziose ed ordinate. Tutto sembrava perfetto, tutto sembrava finto, uscito da qualche set cinematografico. Marciavamo a 80 km/h, seguiti da una o due macchine a debita distanza, attraversando vigneti, tornanti, salite vertiginose, mucche, asini e chi più ne ha più ne metta.

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Arriviamo a Creux du Van verso l’ora di pranzo. Il dolore alla cervicale è forte, sono nervoso, fa caldo e mi sembra che i limiti di velocità e gli incessanti semafori (uno ogni 150 metri circa) ci stiano facendo perdere tempo. Friburgo è lontana, non riusciremo quasi a vederla e Murten rischiamo di perderla. Nel frattempo mangio asfalto salendo per Creux du Van con tutta la velocità possibile e consentita dai tornanti. Lo spettacolo è impagabile. Siamo stanchi e ci arrampichiamo sull’estremità della montagna, gonfiamo due piccoli cuscini da campeggio e mangiamo lì, davanti alla vallata, a quell’immenso miracolo. È uno di quegli spettacoli per i quali bisognerebbe avere una giornata intera, ti fermi lì…dormi e ti ritempri. La mattina dopo riparti. Invece il tempo scorre e noi dobbiamo risalire in sella. Ancora qualche foto sulla cresta, Laura accetta di scattarmene alcune proprio sul confine della montagna e via…

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Tagliamo paesini e persone come se fossimo i figli del tempo. Scorre tutto troppo velocemente ma non abbiamo alternative. Raggiungiamo Friburgo in tempo per vedere la Cattedrale di San Nicola, magnifica ma l’accesso alla torre con i suoi 365 scalini ci viene preclusa da un avviso anonimo: “la torre è chiusa”. Cerchiamo qualcosa da fare e valutiamo di andare all’ufficio turistico ma sono stanco…troppo stanco e Laura propone prima una seduta al bar con coca ghiacciata. L’ufficio turistico non si trova, i reni e la cervicale continuano a bruciare. Sono nervoso, ci stiamo trascinando giacche e caschi con oltre trenta gradi e sono le cinque del pomeriggio.Nessuno in zona sembra aver mai visto questo fantomatico ufficio turistico. Friburgo non mi è piaciuta per quel poco che ho visto. La parte nuova meno che mai, la parte vecchia già è più abbordabile. Murten, appena sfiorata, è molto più bella secondo me. Il piccolo treno che fa il giro della città non è attivo. La funicolare che collega la parte vecchia alla nuova costa 22 euro. Ci guardiamo, no…non ce la possiamo fare. Ripieghiamo sull’albergo, a mezz’ora da Friburgo, un po’ amareggiati ma la giornata è stata davvero così piena che non ve lo posso spiegare. Non si tratta del museo o dell’opera d’arte. Si tratta di aver visto la vera Svizzera. Paesini dove lavorano persone, vita quotidiana, stili di vita e di architettura. Sulle montagne costruzioni più piccole, a valle più modernità e nelle campagne ville costruite in legno fuori e moderne dentro. È tutto molto curato, la loro edilizia è nel rispetto della natura. Vi basti pensare che i capannoni sono interrati spesso nel prato e coperti con dell’erba. Se non fosse per le bocchette dell’aria non si vedrebbero. Arriviamo al motel e impiego cinque secondi per staccare le mani dal manubrio e abbassarle. Sogno l’aulin dentro la borsa ma solo in quel momento mi rendo conto che il motel è a bordo lago. Lo avevamo scelto appositamente. La nostra camera si affaccia davanti ad un romantico e splendido lago, siamo soddisfatti. Dulcis in fundo ci ritroviamo in un supermercato all’interno del motel…la vista cade sui landjeger, dei salamini ottimi che venivano divorati da mia madre. Difficile resistere, compro, annuso, mangio, scende una lacrima. Strano trovarli lì, bello ma strano. Mi manca, tanto, troppo. Sorrido a bordo lago. Cena e nanna, domani sarà ancora più complicato.

Qualche chiarimento in merito a…

La stanchezza vien dai monti…

Muovere una bestia di 170Kg è abbastanza facile quando guidi. Muoverne una carica e con il passeggero, può essere abbastanza difficoltoso. I reni risentono della posizione di guida e la cervicale, se non sei rilassato, ne risente. Ovviamente nei tornanti a gomito non sei molto rilassato. Sono stanco…Laura si gode il viaggio senza troppi problemi (o così dice) però si prosegue.

Du spicci e no’ straccione…

Qui il costo del cibo è semplicemente esorbitante. Un’insalata 16 euro, un piatto di pasta (che ovviamente evitiamo) 21 euro, ed è così ovunque. Ovviamente dovremo rivedere il concetto di “economia di spesa” (tacci loro questi menano come pazzi). Speriamo di contenere le spese. Non siamo neanche a metà del viaggio. Questa sera Laura ha proposto il supermercato. Vedremo…


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