Questa mattina, nel silenzio di un sabato pigro, mi sono alzato presto. Ho lasciato il vialetto di casa mia nel silenzio più totale. Le strade erano ancora deserte quando, accendendo il GS, mi sono diretto a Monte Livata. Tra tornanti immersi nel verde a alberghi abbandonati: ecco il racconto di un viaggio fatto di emozioni.

Il Monte Livata è una montagna di media altitudine (1,429 m s.l.m.) appartenente alla catena dei monti Simbruini, nel Lazio, in provincia di Roma, all’interno del territorio del comune di Subiaco.Non lontano dai confini con l’Abruzzo, l’altopiano di Monte Livata, contornato dai boschi di faggio dei Monti Simbruini, è sede dell’omonima stazione climatica, situata in eccellente posizione geografica, ad appena 15 chilometri da Subiaco. Il comprensorio livatese si estende per circa 3000 ettari nel cuore del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini. [Wikipedia]

Quando ho ricevuto l’invito per andare a pranzo in quella zona, mi sono sentito molto incuriosito. Un amico sta cercando di realizzare una gita a Vallepietra, poco distante da Livata ma per motivi legati al viaggio in Spagna, temo non sarà possibile riuscire ad andarci. Questo invito a pranzo, invece, mi ha colto piacevolmente di sorpresa.

Livata mi è stata descritta come una località turistica dalle enormi potenzialità che, a seguito di una gestione non proprio brillante, ha avuto un tracollo negli ultimi venti anni. Prima di tirare delle conclusioni, dovete capire cosa si intende per tracollo. Livata è l’esatto opposto di Cortina. Non troverete discoteche, non troverete vie illuminate piene di negozi. Questa è montagna: quella vera, quella che d’inverno vi spezza le ossa dal freddo ma vi regala paesaggi innevati d’incantevole bellezza. Quella che d’estate vi offre la pace di camminate lunghe e silenziose, immersi nella natura più totale.

Livata è fatta da pochi esercizi commerciali che sopravvivono grazie al poco turismo che è rimasto, di alberghi di cui la maggior parte sono abbandonati e di una strana ed eterea sensazioni di non essere in un paese qualsiasi…ma di essere ospiti della natura. Qui c’è la pista da sci di fondo più grande di Europa, lo sapevate? Neanche io ed è pazzesco che non si sappia. Livata è un gioiello nascosto sotto la sabbia: ne percepite il luccichio ma dovete avvicinarvi per capirlo.

Di primo mattino mi sono messo in viaggio, con calma…volevo gustarmi ogni chilometro nel silenzio totale. Questa volta sono andato da solo, senza Kira e la sua assenza per molti versi si sente. Per altri c’è la libertà totale di fermare la moto al primo scorcio naturale, scavallare e rimanere lì in silenzio senza avere la preoccupazione che lei si possa annoiare. È una buona compagna di viaggio ma ho sempre il timore che la mia intimità possa disturbarla, al punto che neanche esce troppo fuori quando sto con lei (altrimenti che intimità sarebbe?).

Lasciata Roma al primo traffico appena formatosi, mi sono avventurato lungo la Tiburtina (la SR5). Mi aspettavano alle 10.30 davanti ad un bar a Livata ma io avevo tutto il tempo del mondo, almeno fino a Tivoli, mio personale incubo. Tivoli ha un traffico incredibile che, almeno all’andata, ho evitato a causa dell’orario. Molti esercizi commerciali erano ancora chiusi e la cittadina si stava ancora svegliando. Salendo verso la parte alta c’è una stazione di rifornimento con un baretto a strapiombo su un panorama mozzafiato. non potete mancarlo, ve lo raccomando. Io, però, mi sono fermato più avanti. Lungo un rettilineo a poca distanza da Vicovaro. C’è un locale moderno, niente di affascinante ma per lo meno è un luogo di passaggio ed io amo vedere le persone che vanno e vengono. Fa effetto stazione, ti fa sentire immerso nel mondo e al tempo stesso nessuno ti nota.

C”erano diverse pattuglie (Carabinieri, Polizia, Finanza) e un discreto numero di auto-velox. I limiti, nei centri abitati, scendono a 40 e spesso per tornare a 90 bisogna fare un bel pezzo di strada. Sembrano un po’ pretestuosi ma non mi va di discuterli. Finalmente arrivo ai 15 km finali, lì dove inizia una serie quasi interminabile di tornanti. La maggior parte dei motociclisti si entusiasma alla vista dei tornanti ma non quando sono così stretti e “spezzati”, il che ti obbliga ad andare veramente piano anche perchè la segnalazione non ti fa capire quali siano spezzati e quali invece siano completi.

Salito in cima la temperatura era ormai scesa da 30 a 25 gradi e si stava veramente bene. Ad un tratto mi sono trovato davanti ad una 50 di mucche, vitelli e tori che, ovviamente, pascolavano in modo del tutto libero e apparentemente incontrollato. Le due corsie della strada sono diventate mezza. Fate molta attenzione a non passare molto vicino a queste bestie e a non accarezzarle. C’è molto istinto di protezione all’interno del branco.  Finalmente sono arrivato all’”anello di Livata”. Cosa posso dirvi: sembra un posto vissuto ma non più come un tempo. Mi spiegano che è effettivamente così. Livata 30 anni fa era una meta molto richiesta ma poi la domanda turistica è scemata e sono rimaste 3-4 strutture alberghiere abbandonate. Mi prendo del tempo e affronto una delle passeggiate tipiche, che porta verso la cima di una montagna. Un luogo incantevole. Giudicate voi dalle foto.

Cosa posso dire? Vi raccomando una gita sia a Livata, magari mangiando qualcosa guardando questo magnifico panorama: mi raccomando non lasciate carte per terra, non sporcate! Come ha fatto qualche turista quel giorno. Ricordate che potete arrivare sulla cima anche in macchina, comodamente ma non è altrettanto bello. Per arrivare al punto dove ho scattato le foto sono bastati 30 minuti a piedi camminando piano. Immergetevi nella natura, ne vale la pena. Vi lascio alle foto.

 

Chilometri Tempo di viaggio Difficoltà del tragitto Sterrato File GPX
85 Km 2h 5m ♜♖♖♖♖ NO1 Clicca qui
NOTE: [1] – La strada fino a Livata non è sterrata, l’asfalto supera Livata e prosegue fino a a metà della cima del monte. Poi, ovviamente, diventa e strada bianca dal fondo compatto.

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