MotoRandagismo: un’intervista “intima” a Francesco Ristori

 

L’enciclopedia classifica come “randagio” colui che vaga solo, senza padrone o fuori dal branco. Mi è capitato, di recente, di dover spiegare cosa trovassi di bello nell’uscire in solitaria. La moto, infatti, viene percepita come un mezzo di evasione ma anche di gruppo. Insomma, tutti gli evasi sembra che si incontrino nello spiazzo di una stazione di servizio per partire insieme. Molte volte è così…ma non sempre ma questo non significa andare da soli. Quello che state per leggere è un articolo strano, pieno di riflessioni e molto poco tecnico. Però rappresenta i pensieri di una persona che si è fatto la transasiatica da solo ed ora è in Giappone. Leggete qui.

 

In questi giorni una dimostrazione molto chiara del randagismo viene da Francesco Ristori (www.sognandoriente.it) che, percorrendo la transasiatica, si è trovato in condizioni di solitudine a volte molto pesanti da superare ma, al contempo, a trovato viaggiatori come lui con i quali percorrere svariati chilometri prima di perdersi di vista.

Il motorandagismo è, probabilmente, uno degli elementi più caratteristici di chi viaggia in moto e non è affatto legato al fare le foto con calma o all’accamparsi dove si vuole. Ha radici ben più profonde a cui spesso non badiamo. Ha radici affondate in sentimenti molto spessi come la malinconia, la solitudine (in un’accezione positiva), nella voglia di provare un sentimento di lontananza da casa e di apparente paura che, però, ci riporta a noi stessi e, necessariamente, all’unico vero sentimento che il motociclista cerca: la sensazione di libertà assoluta.

Per questo motivo ho chiesto una cortesia enorme a Francesco Ristori che, in questi giorni, è in Giappone correndo a destra e sinistra realizzando meritatamente il suo sogno. Ho chiesto a Francesco di rispondere a 10 domande, che non gli ho anticipato e che, come noterete, avranno una connotazione molto poco tecnica e molto personale ed intima, oserei dire quasi psicologica. Francesco ha scelto di aiutarmi in questo piccolo esperimento moto-emotivo di cui voglio rendervi partecipi, in modo da capire cosa aleggia nella mente di un moto-randagio di prima qualità. Prima di lasciarvi alle domande e alle risposte, vorrei ringraziarlo di nuovo per la sua grande disponibilità. Grazie Fra’, buona strada.

 

Durante il tuo viaggio hai percorso centinaia e centinaia di chilmetri in solitaria. Puoi fare una classifica delle tre emozioni che secondo te sono state più rilevanti?

1) Durante il tuo viaggio hai percorso centinaia e centinaia di chilmetri in solitaria. Puoi fare una classifica delle tre emozioni che secondo te sono state più rilevanti?

    • Gioia
    • Stupore
    • Malinconia

 

2) Torna con la mente a metà del tuo viaggio verso il Giappone. Sei a metà strada. Quanto ti ritenevi sicuro di te stesso e della tua impresa?

    • Ero assolutamente certo che ce l’avrei fatta.

 

3) Francesco, puoi fare una classifica delle prime tre caratteristiche fondamentali per affrontare un viaggio come questo?

    • Autocontrollo
    • Intraprendenza
    • Apertura mentale

 

4) In un viaggio come quello che stai facendo, se potessi scegliere in anticipo quanto viaggiare in solitaria e quanto in compagnia, dove metteresti la tua scelta?

    • Mi piacerebbe iaggiare prevalentemente da solo anceh se non disdegnerei la compagnia occasionale di altri motociclisti.

 

5) Per favore metti in classifica le prime tre preferenze che rappresentano di più il tuo ideale di percorso.

    • Strada asfaltata con piccoli centri abitati
    • Strada completmente sterrata senza navigatore
    • Metropoli

 

6) Francesco, durante il tuo viaggio ti sarà capitato di affrontare emozioni fortissime, sia belle che meno belle. La peggiore, quella che ti ha inquietato di più qual è stata? E come l’hai affrontata?

    • Il periodo più duro è stato, quasi inverosimilmente, quello immediatamente seguente alla partenza. Sapevo che nell’esatto momento in cui tutte le persone ed i luoghi a me familiari sarebbero scomparsi dallo specchietto, non li avrei rivisti perlomeno per mesi, forse di più. Le prime 2-3 settimane sono state caratterizzate da una forte e continua malinconia. A seguire (ma forse meriterebbe il primo posto) la paura provata per un singolo giorno, quello dell’”incidente” di percorso in Turchia, la paura di dover terminare il viaggio dopo soli 3000km.

 

7) Nel tuo viaggio hai avuto continui avvicinamenti e distacchi da persone che ti hanno accolto anche molto calorosamente. La partenza però è sempre necessaria. Come hai affrontato questi distacchi? Pensi che terrai i contatti con alcune delle persone che ti hanno accolto o ritieni che rimarranno memoria?

    • Purtroppo questa è la parte più triste, salutare le persone con un “a presto” quando sai che forse mai più le rivedrai. Con alcune di esse ho stretto forti amicizie nel giro di pochi giorni, nonostante subito prima fossi un perfetto sconosciuto, per altre ho provato anche emozioni più forti. Ma la strada ha sempre avuto un richiamo più intenso, l’orizzonte che nascondeva dietro di sé il Giappone era troppo interessante per non poter essere scoperto. Certamente terrò contatti con tutti coloro i quali riuscirò a farlo! Tutti gli altri, purtroppo la maggior parte di essi, rimarranno memoria…persone che dal nulla mi hanno donato un pezzo di cuore senza niente in cambio…il Mondo è bellissimo, soprattutto perché è fatto di Persone.

 

8) Parliamo per un secondo della tua moto. Puoi dirci brevemente come ritieni che sia cambiato (se lo fosse) il rapporto con lei? Come è diventata la guida? Come affronti i percorsi più difficili? Sei più sicuro?

    • Sfortunatamente la moto ha avuto diversi acciacchi durante questo viaggio, tutti superati alla grande, ma la sento “stanca” dopo oltre 20.000km, e non penso che basterà un tagliandone per riportarla alla forma iniziale; ho dovuto, per forza di cose, vederla più come un “oggetto” d’uso che come qualcosa di più. Mi sono abituato dopo poco alla guida a pieno carico, e persino in Mongolia nei 1100km sterrati si è comportata alla grande, permettendomi di divertirmi come un matto in fuoristrada. Adesso, la sento fiacca, devo metter mano all’alimentazione ed a parte della ciclistica, non è più reattiva anche a causa del calo delle gomme, e non è più comunicativa come lo era fino a poche migliaia di km fa: devo fare più attenzione. Comunque, tanto di cappello ad un progetto artigianale nato da un’idea quasi folle.

 

9) Cosa pensi che sia cambiato nel Francesco Ristori pre-partenza? Quando guardi indietro e poi guardi come sei oggi, cosa pensi che sia cambiato in te stesso e nel modo in cui ti relazioni con il mondo?

    • Mi sento cambiato nel rapporto verso quello che succede all’esterno, mi sento meglio con me stesso perché riesco a vedere le cose con positività; l’ottimismo, ho imparato, è risolutivo, e grazie ad esso ho superato i momenti peggiori del viaggio. Questo mi farà comodo non soltanto per terminare il viaggio, ma anche per la Vita.

 

10) Prima ti abbiamo chiesto quale fosse l’emozione più forte tra quelle negative. Ora vorremmo sapere quale sia stata quella più positiva. Il ricordo più bello che hai di questo viaggio.

    • L’emozione più forte l’ho provata quando sono salito sul traghetto per l’Hokkaido, e quando ho messo le ruote in terra giapponese. Non nascondo che è pure scesa qualche lacrima. In ogni caso è difficile concentrare il ricordo più bello in un singolo episodio, e vorrei dedicare tutta la mia felicità a coloro che ho incontrato lungo la strada ed hanno arricchito il mio viaggiare anche solo con un sorriso.