L’uomo delle montagne

Le ruote lasciano l’asfalto e si fermano in prossimità di una staccionata in legno, il motore si spegne e scavallo tra rumori di metallo. Oltre me, nello spiazzo c’è un signore fermo a rimirare la bellezza del Lago di Vico e della riserva naturale. Non è uno qualunque…

Salire sulla passerella e trovarsi davanti il Lago di Vico è meraviglioso, ancor più se alla gita segue un incontro inaspettato. Il signore con le mani dietro la schiena che scruta il panorama si chiama Mauro e, un po’ titubante, si avvicina.

«Bello eh?»

«Notevole» rispondo con calma.

Indossa una vecchia felpa della Toyota che ricorda quella dei meccanici anni ’80, pantaloni sdruciti e una mascherina con disegnati i canali di Venezia.

«Io sono un montanaro, qui ci sono nato. A me non piacciono le città, la mattina vengo qui per guardare il panorama e i sento bene.»

«Come la capisco, detesto il rumore.»

«Io conosco ogni angolo di queste montagne, ci sono cresciuto. A scuola non ci andavo, avevo la pagella che era una schedina…però in storia no, la storia mi piaceva.»

Rimaniamo uno accanto all’altro a guardare il panorama ed io penso che sono fortunato: ho incontrato una persona che si stupisce ancora di quanto sia bello il mondo.

«Spesso vengono qui a raccogliere i funghi…ma questa non è zona di funghi, non di porcini per lo meno. Allora li vedo che prendono a calci i funghi non buoni…ma dico…lascialo lì no? Che problema ti da!»

«E tu? Tu vieni dalla città?»

«Da Roma…ma sono cresciuto tra questi luoghi.»

«Allora ce li hai nel sangue.»

«Sì, probabilmente sì…possiamo dire così.»

«E corri con quella?» dice indicando la moto.

«Oh no, lei non è fatta per correre, e nemmeno io. La settimana scorsa mi sono fatto la provinciale di Montefogliano a 40. Perfetta…»

«Almeno te la sei gustata. Io ho due figlie, sono gli amori della mia vita…quando facciamo le gite io vado piano, così passo più tempo con loro. Ti piace la montagna?»

«Mi piace il silenzio, il fatto che la gente che viene qui lo deve desiderare davvero, perchè qui fa più freddo. Non è un posto da tutti.»

«È vero…magari ci si rivede.»

«Chissà, magari sì…posso farle una foto prima?»

Ecco il signor Mauro, con una elegante e composta semplicità di chi, pochi istanti prima dello scatto, mi diceva che la felpa era vecchiotta…come se importasse. No signor Mauro, a me non importa della sua felpa mi creda. A me importa della sua gentilezza e importa del fatto che oggi, c’è ancora chi si stupisce e apprezza la natura e il suo silenzio.

Un po’ di storia: che cosa è quella passerella?

Se vi avvicinate a quella passerella noterete una targa che dice così:

Così come il nostro anche il tuo cammino ha percorso queste tavole di castagno.

Così come le nostre anche le tue ali hanno tagliato questi orizzonti di primavera.

Insieme a te abbiamo inseguito il vento come in un sogno.
Lo stesso che ci porta ancora qui a guardare le nuvole di questo amato cielo.

Per sempre nostro caro amico.
Luigi
1965, 2016 da Stefano e tutti gli amici del “Deltauno”

Avrete capito che dietro si cela una storia non propriamente solo bella. Quella passerella è una rampa di lancio per deltaplani.

A 815 metri di altezza il loro amico Luigi trovò la morte in volo, forse in una delle esperienze più forti che un essere umano possa fare, quella di volare. I suoi amici lo hanno onorato con un meraviglioso dono, una targa che ne ricorda l’amicizia e la passione.


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