Monteflavio: ritorno sulla strada franata

Ogni motociclista ha i suoi fantasmi: quelle situazioni che gli hanno lasciato qualche preoccupazione addosso e che non sono riusciti a risolvere.  Io ho risolto la mia…

Per me, tra le tante, c’è stata una strada di Monteflavio, all’epoca ero acerbo di off-road e dovetti andarmene con la coda tra le gambe e per fortuna intero. Era una giornata autunnale e faceva freddo, imboccai la sterrata con troppa superficialità e quando iniziò a piovere mi resi conto che a malapena potevo girare la moto.  Stanco, preoccupato e anche piuttosto infreddolito cercai di invertire la rotta sotto tuoni decisamente spaventosi.  

Oggi, dopo oltre tre anni, quasi per caso mi sono ritrovato davanti alla stessa strada.  Sono partito da Roma imboccando la Tiberina, tra prostitute dallo sguardo perso e immondezzai improvvisati sulle piazzole di sosta. Uno scenario desolante che faceva sembrare l’uscita da Roma come quella da Sodoma (ad eccezione per l’immondizia). Man mano che facevo svolte su svolte il traffico si diradava, i palazzi sparivano lasciando posto a casette sempre più agresti.  In quaranta minuti arrivai allo svincolo, isolato, silenzioso, evitato opportunamente da ogni macchina. È in fondo potevo vederla. La stessa strada di quello schifoso giorno di autunno.  Maledetta…sempre lì…mezza franata e mezza fatta a mulattiera.  Così la ricordavo, ma questa volta la storia era differente: io ero preparato.  Ho fatto scattare la prima e me la sono divorata tutta. Metro dopo metro, chilometro dopo chilometro. Passando tra crepacci e vallate, tra campi coltivati e vecchie case diroccate è ormai abbandonate come una terra di nessuno. 

Così, quando sono arrivato alla fine, un gruppo di agricoltori ha strabuzzato gli occhi nel vedermi uscire da quel casino di sabbia e rocce.  Avevo una cattiveria in corpo verso quella strada: troppo tempo senza risolverla.  Concentratissimo l’ho percorsa senza troppi indugi al punto che mi è apparsa ben più semplice di come la ricordassi. Un po’ accaldato mi sono ritrovato ad approdare al Tony’s Bar, nella piazzetta di Monte Flavio, per il rituale caffè della giornata.  Tony sarebbe una signora piuttosto imponente ma di una cordialità quasi materna. 

Prenditi il tempo che ti serve, sei uscito da una strada che non fa più nessuno. Molti di quei campi sono abbandonati e messi lì a marcire.

Ho tagliato i capelli per stare in ordine ma solo guardandomi allo specchio del bancone ho potuto vedere il mio volto stanco.  È stata una piccola lotta, neanche troppo difficile a dire la verità ma comunque emotivamente impegnativa. 


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